IL NUOVO UFFICIO DEL PROCESSO CON IL PNRR – di Francesco Pizzigallo

Condividi questo Articolo

Condividi su facebook
Condividi su linkedin
Condividi su twitter
Condividi su email
Il progetto dell’Ufficio per il processo (di seguito UPP) costituisce una delle tre linee progettuali del PNRR nel settore della giustizia per un investimento di 2,827 miliardi di euro. Nello specifico della circolare del 3 novembre scorso la sua linea progettuale M1C1 prevede un costo di 2,282 miliardi, che è di gran lunga l’investimento più rilevante.
La struttura dell’UPP era già presente nel nostro ordinamento attraverso il tirocinio ex art.73 D. L. 69/13 e la magistratura ordinaria. Viene rafforzato dal legislatore con l’obiettivo di creare un vero e proprio staff che supporti il magistrato e la giurisdizione con compiti di studio, ricerca, redazione di bozze di provvedimenti e altro ancora. Nel contempo il progetto vuole creare “una struttura che sia a servizio dell’intero ufficio come raccordo con il sistema delle cancellerie e segreterie, di assistenza al capo dell’ufficio e ai presidenti di sezione per le attività di innovazione, di monitoraggio statistico e organizzativo, di supporto alla creazione di indirizzi giurisprudenziali e di banca dati”. Un progetto così impegnativo di mettere olio nel motore della giustizia richiede ovviamente risorse umane: 21910 unità di reclutamento straordinario di personale amministrativo a tempo determinato. Numeri ai quali si aggiungeranno nell’ambito delle leggi delega di riforma del processo penale e civile 1500 addetti a tempo indeterminato di cui 1000 per il settore penale e 500 per il settore civile.
I 16500 addetti all’UPP sono così ripartiti: 16100 (in due cicli da 8050) per tribunali e corti di appello e 400 (in due cicli da 200) per la Corte di Cassazione. Al di là dei target (risultati quantitativi) e della milestone (risultati qualitativi) mi preme sottolineare il continuo monitoraggio richiesto e la “costruzione di una banca dati gratuita, pienamente accessibile e consultabile delle decisioni civili”. Parallelamente è prevista la completa digitalizzazione del processo civile e quella del procedimento penale di primo grado (esclusa l’udienza preliminare). Passando ai numeri da raggiungere la Commissione Europea ha richiesto al 30 giugno 2026 un obiettivo di diminuzione del 40% del disposition time a livello nazionale per i 3 gradi di giudizio civile, del 25 % per il giudizio penale, con l’abbattimento dell’arretrato Pinto a -65% per il tribunale, a -55% per la corte di appello a fine 2024 rispetto al 2019 e a -90% per entrambi i gradi al 30 giugno 2026.
Questi operatori dell’ufficio del processo avranno un orario di lavoro di 36 ore settimanali articolate generalmente su 5 giorni settimanali e nell’ambito della loro funzione di supporto diretto e costante avranno accesso e strumentazione informatica oltre a specifica formazione. In deroga alle normali modalità di impiego del settore avranno possibilità di svolgere lavoro agile, maggiore flessibilità oraria e la mobilità territoriale possibile solo a livello distrettuale.
Quali le mansioni? Quelle dei tirocinanti ex articolo 73 del dl 69/2013, cui si aggiungono il supporto ai processi di digitalizzazione e monitoraggio dei risultati e il “raccordo con il personale addetto alle cancellerie”. In ogni caso non funzioni meramente amministrative, ma piuttosto di supporto all’attività giurisdizionale e al lavoro del giudice. Per il buon esito dell’operato di queste risorse sono previste 900.000 ore di didattica di cui parte di ingresso necessariamente generica e parte più specialistica e settoriale.
Attualmente l’ufficio oltre che in Italia è presente in paesi europei e extra europei sia di common law che di civil law.
La grande scommessa o il grande cambiamento è quello di creare con il giudice una sinergia o uno staff che da un lato allevia il lavoro di routine e dall’altro fornisce un supporto di qualità, in cui poter realizzare la figura del collaboratore del giudice, e anche di quello di riferimento per le cancellerie e le segreterie. A questo punto sorge spontanea la domanda da profano su quali siano le professionalità richieste per il concorso pubblico che ha visto la partecipazione di 33399 laureati: oltre ai laureati in scienze giuridiche hanno potuto partecipare anche quelli in scienze politiche e in economia e commercio ai quali è stata garantita una riserva di posti. Il concorso ha previsto un punteggio supplementare per i detentori di titoli derivanti da abilitazione forense e altri corsi post laurea oltre a un raddoppio di punteggio sul voto di laurea previsto per chi ha terminato il suo percorso di studi negli ultimi sette anni (scelta di bando su misura e a favore degli operatori ex art. 73 d. l. 69/13). Con le premesse del ruolo che si vuole attribuire agli operatori dell’ufficio del processo c’era da attendersi una prova unica per quesiti a risposta multipla calibrata sulle procedure civili e penali e sul diritto sostanziale. E invece no: oltre al solito immancabile inglese materie di prova concorsuale sono state l’ordinamento giudiziario (e ci sta’) e il diritto pubblico nello specifico la Costituzione, alcuni articoli di diritto europeo, la legge 241 del 1990, i decreti legislativi 165 del 2001 e 33 del 2013.
Saranno ancora una volta la volontà, il senso di responsabilità e la professionalità dei vincitori del concorso a fare dell’addetto all’ufficio del processo non un soggetto destinato alle fotocopie o allo svolgimento delle cose elementari ma davvero un collaboratore utile e di qualità per il giudice oltre che per il personale delle cancellerie che possa portare negli uffici giudiziari nuova linfa pur se per due anni e sette mesi a partire dal 2022. Il tutto in linea con quanto previsto dal comma 18 dell’articolo uno della legge 206 del 2021 per cui ai neo funzionari si assegnano: “compiti di supporto ai magistrati comprendenti, tra le altre, le attività preparatorie per l’esercizio della funzione giurisdizionale quali lo studio dei fascicoli, l’approfondimento giurisprudenziale e dottrinale, la selezione dei presupposti di mediabilità della lite, la predisposizione di bozze di provvedimenti, il supporto nella verbalizzazione, la cooperazione per l’attuazione dei progetti organizzativi finalizzati a incrementare la capacità produttiva dell’ufficio, ad abbattere l’arretrato e a prevenirne la formazione”. All’esito positivo di questa esperienza limitata nel tempo per ragioni economiche legate ai fondi europei è auspicabile segua una stabilizzazione sia pure in numeri minori di questo nuovo operatore del sistema giudiziario italiano.
Dott. Francesco Pizzigallo

Altro da visitare

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *