In questo articolo vorrei portare la mia esperienza di come una “mediazione obbligatoria”, avente ad oggetto diritti reali ed in particolare la richiesta di divisione di un immobile indivisibile, si sia conclusa, grazie alla partecipazione delle parti, in un accordo definito “Win-Win” cioè vantaggioso per tutti.
L’appartamento in questione era oggetto di lascito testamentario, in quote differenti, a due fratelli con rapporti conflittuali e in disaccordo sulla destinazione dell’immobile, con conseguente minaccia di impugnazione per violazione della legittima.
La problematiche da affrontare, oltre alla natura economica, avevano radici emotive, relazionali e di rivalsa personale.
Veniva esperita mediazione da uno dei fratelli, come mero atto prodromico al fine di poter adire il competente Tribunale, grazie però all’azione del Mediatore e alla fattiva collaborazione degli avvocati, dopo oltre un anno, il conflitto veniva sanato con il raggiungimento di un accordo sottoscritto dalle parti in assenza di dubbi o riserve.
Il risultato ha visto entrambe le parti “vincitrici” e consapevoli di aver risparmiato due lunghi e dispendiosi giudizi, di divisione e di impugnazione del testamento, ma soprattutto di essere riusciti a dirimere un conflitto che arrivato avanti ad un Giudice, avrebbe visto la pedissequa applicazione di norme giuridiche, senza considerazione per gli aspetti emotivi che caratterizzavano entrambe le parti.
Iscritta all’Ordine degli Avvocati di Milano e specializzata in diritto civile, da circa venti anni mi occupo di controversie in ambito di responsabilità civile contrattuale ed extracontrattuale nonché diritto di famiglia, ora mediatore civile e commerciale in DPL Mediazione.
Dopo i molti anni di attività giudiziale, mi sono avvicinata alla figura del Mediatore ritrovando in essa caratteristiche più affini alla mia personalità ed etica.
Credo in una giustizia che non coincida pedissequamente con quanto stabilito dalla Legge e che sia frutto di incontro d’intenti, ragionevolezza e rinuncia reciproca verso la miglior soluzione nell’interesse comune, con la consapevolezza che anche la miglior sentenza non incontri la piena soddisfazione delle parti coinvolte.