Approfittando di un grigio e pigro pomeriggio di fine festività natalizie, mi sono decisa ad andare al cinema a vedere il sequel di un film di cui avevo apprezzato il primo episodio, soprattutto per il messaggio ecologista che conteneva, insieme ad una toccante storia d’amore interplanetaria che non guasta mai.
Nel secondo film mi aspettavo qualcosa di simile e, inforcati i miei occhialini 3D, sono stata catapultata nell’atmosfera verde, blu e fosforescente del pianeta Pandora dove si susseguono combattimenti in full HD fra gli autoctoni – altissimi ominidi blu dotati di coda attraverso la quale comunicano con gli altri esseri viventi del pianeta in una connessione animica – e gli alieni invasori che stavolta, ahimè, sono esseri umani.
Già, in questo caso i cattivi sono proprio i nostri simili che, cercando un nuovo pianeta sul quale trasferire l’umanità poiché la Terra non è più vivibile avendola devastata, giungono su Pandora con tutta l’arroganza e la violenza del conquistatore, portando acciaio, fuoco, rumore e distruzione dove prima regnava la pace e l’armonia.
Il monito per l’umanità a tornare ad avere cura della nostra bella Terra e recuperare un rapporto sano con la natura fa da sfondo a tutta la vicenda che, però, in realtà, mi ha incuriosito per un altro aspetto: il film mette in scena diversi rapporti familiari che pongono al centro la relazione genitori/figli adolescenti, proprio in quel delicato momento in cui occorre ri-conoscersi nelle differenze reciproche. Sì perché, mentre il figlio comincia a guardare il genitore con occhi più realistici e non gli appare più come il supereroe da prendere come esempio, ma semplicemente come una persona che, come tutte le altre, fa quel che può fra tentavi ed errori, anche il genitore si trova davanti un figlio diverso: il bambino, le cui azioni e reazioni erano chiare e conosciute, ora ha cambiato personalità e, a volte, fa e dice cose che non lo rendono per nulla amabile agli occhi del genitore oppure sono fonte di preoccupazione e ansia. In questa complessa fase il genitore si trova a dover gestire le proprie aspettative sul figlio per permettergli di essere ciò che realmente è e desidera essere, anche perché, come spesso accade – anche nel film – se il figlio questo permesso non lo riceve, se lo prende da sé! E, come spesso mi capita di osservare in mediazione familiare, ciò può scatenare conflitti anche molto dolorosi per tutta la famiglia.
Quello che il film mostra, e che come inguaribile ottimista mi piace, è il fatto che i figli spesso sono meglio dei genitori – a volte molto meglio – e possono insegnare loro valori come lealtà, coraggio e
amore incondizionato. Ecco, credo che i genitori abbiano, fra gli altri, il difficile compito di educare i
figli alla libertà e ciò implica la possibilità di essere diversi da loro. E magari, si spera, anche più
consapevoli e in armonia con sé stessi e il mondo.
Mediatrice familiare, civile e commerciale, counselor, conduttrice gruppi di parola, formatrice,
laureata in Scienze per la pace: cooperazione internazionale e trasformazione dei conflitti presso
l’Università di Pisa. Da oltre dieci anni accompagno individui, coppie e famiglie in percorsi di
counseling e mediazione familiare con lo scopo di aiutarli ad affrontare e risolvere difficoltà
personali, relazionali o conflittualità.
Per dieci anni ho collaborato con un Centro Antiviolenza sostenendo donne vittime di
maltrattamento intrafamiliare e stalking nell’uscita dalla violenza. In questo ambito sono stata
docente in diversi contesti formativi rivolti ad operatori socio-sanitari e Forze dell’Ordine.
Sono docente in master per mediatori familiari e mi occupo di formazione in ambito aziendale.
Dal 2014 sono responsabile per la Lombardia del progetto Cominciamo da Piccoli di Fondazione
Paracelso che prevede l’affiancamento di una mediatrice alla famiglia fin dal momento della
diagnosi per sostenere i genitori di piccoli con emofilia aiutandoli ad affrontare, praticamente ed
emotivamente, tutti i bisogni che possono insorgere.
Dal 2018 collaboro con A.C.E. Associazione Coagulopatici ed Emofilici nell’ambito del progetto In
Ascolto a favore dei pazienti adolescenti, adulti e anziani dei Centro Emofilia del Policlinico di
Milano e dell’Humanitas di Rozzano (Mi) e dei loro familiari mettendo a loro disposizione uno
spazio di counseling e mediazione familiare.
Profondamente convinta che, come osserva Fritjof Capra, l’unica vera logica che governa
l’universo è quella cooperativa nella quale più io sto bene, più tu stai bene.
Contatti: e-mail sonja.riva@yahoo.it; telefono 335-8293773