Psicologia Positiva: consigli per l’uso

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Amo la psicologia positiva e spesso ne faccio uso, ma è bene ricordarsi che la psicologia positiva è un percorso non la pillola della felicità.

Verso i 38-39 anni consideravo ciò che avevo nella mia vita: un marito e ci amavamo, dei figli che adoravo e ricambiavano, un lavoro a detta di tutti bellissimo e che per molto tempo ho amato, una casa che rispondeva alle mie esigenze, salute, degli hobby… avevo tutto ciò che razionalmente si potrebbe desiderare, eppure…  Eppure ad un certo punto ho avuto la sensazione di vivere la vita di qualcun altro, mi sentivo anche ingrata perché sapere che il 90% della popolazione mondiale vorrebbe ciò che tu hai fa risultare questa insoddisfazione immotivata. Ti fa sentire ancora peggio, ti spinge a pensare “non è che ho qualcosa che non va?”… il che non fa che deteriorare ulteriormente la situazione.
In quei momenti la psicologia positiva mi faceva solo male, mi diceva di seguire il mio cuore, la mia felicità ma per i canoni sociali io ero felice o per lo meno dovevo esserlo.
È stato solo ascoltandomi con sincerità ed onestà che ho capito che qualcosa dentro di me stava cambiando e non dipendeva dagli altri.
Ho imparato a non giudicarmi, ho imparato a condividere la situazione in cui mi trovavo, ho imparato che non ero sola; certo ho dovuto anche adattarmi alla paura mia e delle persone che amo e che fanno parte della mia vita. I cambiamenti spaventavano allora come oggi ma ho accettato la paura che piano piano è diventata coraggio.

Avevo anche un alibi: la resistenza del mondo che mi viveva attorno perché stavo facendo un salto nel buio… Ma di una cosa ero certa: mi ero preparata, non stavo agendo d’impulso, sapevo che si trattava di un percorso e ne ho seguito i tempi di maturazione.

La psicologia positiva funziona ma solo se si adatta ai tuoi tempi ed al tuo percorso; ascoltati : la verità sta dentro di te così come la tua paura e il potere di decidere cosa farne.

 

A presto

 

Lucia Di Palermo

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